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lunedì 29 dicembre 2014

Un italiano all'estero non può vivere senza....(parte 2)



Nel post precedente (qui) si parlava, senza giri di parole, di...bidet.
P.S. lo so che è un argomento delicato, ma bisogna pur affrontarlo prima o poi, no? E allora...

...vogliamo continuare?

Bene, allora dobbiamo partire con una:

Breve Storia del Bidet
(in meno di 15 righe)

Se non è chiaro chi abbia inventato questo insostituibile apparecchio sanitario, è certo che venne utilizzato per la prima volta in Francia tra il XVII° e il XVIII° secolo.
Nel 1710 un tal Christophe de Rosiers ebbe l'idea di installarne un buon numero a Versailles, ma dopo pochi anni vennero tutti dismessi e acquistati dai tenutari delle case chiuse (in pratica vi era più igiene in una di queste "imprese", piuttosto che nell'alcova della famiglia reale), per poi diffondersi in tutto il paese (fino al 1975 presente nel 95% delle case, poi, per ragioni di economia e di spazio, la percentuale scese al 42%. nel 1993).

Etimologia del termine: Bider (pronuncia bidé) in francese antico voleva dire "andare al trotto" e il Bidet (stessa pronuncia del precedente) era un piccolo cavallo (soppiantato dal pony) ora estinto:

Bidet bretone, foto degli inizi del XX° secolo
Ed effettivamente sul bidet ci si...mont...siede e inizialmente le forme potevano ricordare un cavalluccio:
Tipico bidet della seconda metà del '700

Ma come arrivò in Italia? Grazie a Maria Carolina d'Asburgo-Lorena, Regina di Napoli, che a metà del '700 ne volle uno nel suo bagno alla Reggia di Caserta (andate a vederlo qui); grazie a lei il bidet prese gradualmente piede in tutta la penisola....e ne siete tutti testimoni.


Ma ora veniamo al dunque!
(D.R.C. ovvero: Domande, Risposte e, se ci sono, Curiosità)


D - Ma è vero che nei paesi dove non si usa, nessuno sa a cosa serva il bidet?

R - Sì! La maggior parte degli stranieri che viene in Italia o in alcuni paesi europei non sa proprio cosa sia il bidet (vedi sotto) oppure, pur sapendolo, non lo usa a causa delle sue origini (utilizzato nelle case di appuntamenti, come spiegato sopra).

Un bidet scambiato per una...fontanella -_-

C - Nei paesi anglosassoni, dove il bidet è pressoché assente o se c'è è adibito ad altri usi, ci sono addirittura delle istruzioni su come usarlo (non ci credete? cliccate qui) anche se il modello indicato non è quello tipico presente nelle nostre case (foto seguente).


D - Ma è vero che all'estero pensano che gli italiani usino il bidet invece di farsi la doccia completa? E che quindi per molti siamo un popolo di sporcaccioni che si lava solo "a pezzi"?

R - Ovviamente non tutti la pensano così, ma spesso ho sentito reazioni indignate, del tipo: "ma voi, dopo essere stati in bagno, vi lavate in quel coso invece di farvi una doccia completa??
E io lì a spiegare che quel sanitario non è un sostituto della doccia.



D - Ciò lascia supporre che, dopo ogni...ehm...."operazione di rito", negli altri paesi ci si faccia sempre la doccia? Anche quando si è, che so, a casa di amici? E chi ha problemi di mobilità?

R - La risposta secondo voi quale può essere? Io non ve la dico!



D - Ma è vero che in molti paesi anche chi possiede il bidet lo utilizza per altro?

R - Sì: lo si usa per mettere in ammollo i vestiti, per mettere al fresco gli alcolici (prima foto), per lavare il bimbo, le scarpe, i piedi (seconda foto), addirittura come sostituto di un vaso da fiori (visto in Francia a Lione) o per mettere a bagnomaria i legumi.




I Benefici del bidet


1) Per le persone con poca mobilità (disabili, anziani, malati) il bidet evita loro di fare troppi sforzi.

2) Per coloro che soffrono di emorroidi o simili il bidet è come una manna.

3) Per le donne, il bidet è indispensabile durante il periodo del ciclo. Varie soluzioni, che ho avuto modo di sentire, possono essere valide, ma a prezzo di un esaurimento nervoso e di audaci acrobazie.

4) Per ultimo c'è anche il motivo economico: perché sprecare litri di acqua (farsi una doccia) solamente perché si è appena utilizzato il bagno o per altre ragioni (n.3) ? Col bidet, in effetti, si risparmia tempo e denaro.

Ho finito di annoiarvi, potete andare.
Siete ancora qui?

A




domenica 28 dicembre 2014

Un italiano all'estero non può vivere senza....(parte 1)


Andiamo subito al dunque:

COSA MANCA ALL'ITALIANO MEDIO QUANDO SI RITROVA IN UN ALTRO PAESE?

Ci sarebbero troppe cose da dire, quindi ne enumererò solo 5:

1) La pasta

Sì, ma...: in molti paesi si mangia molto bene, comunque la pasta la si trova anche all'estero; costa di più, ma nei supermercati la vendono, questo è sicuro.

P.S. se qualcuno del posto vi invita a casa sua e si propone di prepararvela, magari col sugo, preoccupatevi (ci sono sempre eccezioni: io non ne ho trovate per ora).

2) La pizza?

Sì, ma...: pizzerie, scarse o fenomenali , ci sono sempre, a meno che non vi troviate in un atollo disperso nell'Oceano Pacifico o in una tenda in mezzo al nulla nella steppa della Mongolia Inferiore (ma forse anche lì potreste adocchiarne una).

P.S. se all'estero mangiate abitualmente da Pizza Hut, Domino's Pizza o Sbarro lasciate immediatamente questo blog e pentitevi!

3) Il caffè?

Sì, ma...: anche se all'estero il nostro caffè lo chiamano "Espresso" e costa un occhio della testa (dai 2 ai 3,50 €) lo potete trovare; al massimo vi comprate una moka e siete a posto.

4) Lo humour?

Dipende: molte persone si lamentano che fuori dal nostro paese (tralasciando i paesi a noi affini, come la Spagna e la Grecia) vi sia poco spazio per il senso dell'umorismo come noi lo conosciamo.
In parte è vero, ma è solo un altro tipo di mentalità, a cui molti col tempo si abituano e altri no, nemmeno dopo 30 anni.

5) I centri storici delle città italiane?

Sì, ma: molte altre città all'estero (soprattutto Europa e Asia) possono vantare un passato più o meno illustre, oppure no (vedi le grandi città americane); ma chi si trasferisce, solitamente, lo fa perché gli piace la città in cui si troverà ad abitare.


VI ARRENDETE?


Ve lo dirò: chi già vive all'estero ha capito immediatamente di cosa parlo, ma anche chi viaggia più o meno regolarmente fuori dall'Italia.
Ebbene, ritorniamo alla domanda primordiale:

COSA MANCA ALL'ITALIANO MEDIO QUANDO SI RITROVA IN UN ALTRO PAESE?

La risposta è...............questo:


Ebbene sì, il bidet!

Come già sapete o avete visto personalmente, in Italia praticamente ogni casa è dotata di questo pratico apparecchio sanitario per....l'igiene intima, anzi, dal 1975 in Italia l'installazione del bidet in bagno è obbligatoria (Decreto ministeriale Sanità 5 luglio 1975, art. 7).
Difatti è impossibile che un italiano non lo riconosca da questa foto.

MA NEL RESTO DEL MONDO?

La domanda che sorge spontanea, una volta usciti dai confini del nostro paese è, più o meno, questa (con varie e colorite sfumature):

MA PERCHÉ C***O NON C'È IL BIDET IN QUESTO BAGNO DI M****???

La mia reazione ricalcava (quasi, eh) quella che avete appena letto, la prima volta che mi sono trovato all'estero! :)

Prima di chiudere e darvi appuntamento alla seconda parte del post (che metterò online a breve) vi allungo un po' di dati sulla percentuale di bidet presenti, perlomeno, nel nostro continente.

Un articolo del 1995 del quotidiano francese Liberation (qui se sapete il francese) riporta che:

"Così, il 97% dei bagni in Italia ne è provvisto e il 92% di quelli portoghesi.
Vent'anni fa la Francia (paese che ha inventato il bidet, ndr) era all'altezza dei suoi vicini, con il 95% dei bagni forniti (di bidet), per calare nel 1993 al 42%."
Aggiungo che in Germania il suo uso è rarissimo (6%) (fonte: Wikipedia) e pressoché inesistente in Gran Bretagna (3%), anche se quest'ultimo dato è del 1995 e.....da vent'anni poco è cambiato a detta di chi ci vive.

Altri paesi dove l'uso di questo sanitario è attestato sono la Grecia, la Spagna, l'Albania, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Slovenia e Malta, ma per il momento non si possiedono dati certi a riguardo.

In America Latina l'installazione del bidet è certificato in Brasile, Paraguay e Argentina, così come in buona parte del Medio Oriente (alcuni sono un....tutt'uno col wc); mancano dati per l'Asia, tranne per il Giappone, patria degli Washlets (qui), ovvero i super wc tecnologici, presenti nel 74% delle case
.
Gli abitanti dell'Australia, Stati Uniti Canada, come i britannici, non hanno idea di cosa sia e a che cosa serva un bidet.

P.S. oppure sì? Giudicate voi:


Vi ho annoiato fin troppo, alla prossima (la seconda parte, of course)

A





venerdì 3 gennaio 2014

Curiosità - Alexandre Dumas, padre de I Tre Moschettieri, era nero?

Nel film western Django Unchained, uscito a Gennaio 2013 in Italia, uno dei protagonisti, il Dr. King Schultz (Christoph Waltz) rivela al terribile schiavista e latifondista Calvin J. Candie (Leonardo Dicaprio) che uno degli autori più amati da quest'ultimo, ovvero Alexandre Dumas, era nero. Ovviamente questa notizia lascia inebetito il proprietario terriero, che riteneva i neri buoni solamente per lavorare la terra e per i combattimenti cruenti all'ultimo sangue, da lui stesso organizzati.
Ma quanto di quello che il sedicente Dr. Schultz corrisponde a verità? Alexandre Dumas aveva davvero origini africane?
Ebbene ! Ma a questo punto dobbiamo cominciare a parlare del padre: il famoso generale Thomas-Alexandre Davy de la Pailleterie (1762 - 1806), chiamato semplicemente Alexandre Dumas, come il figlio e come il nipote.
Nato a Santo Domingo dall'unione di Marie Cessette, una giovane schiava africana, e dal Marchese francese Davy de la Pailleterie (una cosa piuttosto comune per l'epoca), si trasferì in Francia con il padre dopo la morte della madre e si arruolò nell'esercito. Partecipò, divenuto generale, a numerose battaglie durante la Rivoluzione Francese (Guerra di Vandea), per poi servire sotto Napoleone (Campagna d'Italia, Campagna d'Egitto), sotto il quale cadde in disgrazia.

Il generale Alexandre Dumas (1762 - 1806), dipinto da Olivier Pichat
Dall'unione con Marie-Louise Elisabeth Labouret, una ragazza francese figlia del gestore di un Hotel, nacque il famoso scrittore Alexandre Dumas. Si dice che la madre avesse raccontato più e più volte al figlioletto il coraggio, l'eccezionale prestanza fisica e le gesta eroiche del padre, nonché la sua abilità a maneggiare la spada, abilità appresa, si dice, dallo schermidore e musicista Joseph Boulogne Chevalier de Saint-George (1739 - 1799), anch'egli un sanguemisto. Questi spunti preziosi saranno inseriti da Dumas nella trilogia dei tre moschettieri (I Tre Moschettieri - Vent'anni dopo - Il Visconte di Bragelonne).
(sotto: foto di Alexandre Dumas, 1855)

Lo scrittore Alexandre Dumas (1802 - 1870), foto del 1855 scattata da Nadar
Poiché il padre di Dumas, mulatto, aveva sposato un'europea, il futuro scrittore era quindi per un quarto di ascendenza nera o, in gergo, quarteron
Il giovane Dumas, come ogni persona di origine africana in Europa, si trovò spesso ad avere a che fare con la discriminazione, sebbene questa non fosse certamente ai livelli di quella praticata sui neri nel sud degli Stati Uniti pre e post Guerra Civile (guardate Django Unchained e capirete).
(sotto: caricatura di Dumas del 1866)

Alexandre Dumas visto da André Gill sul quotidiano satirico La Lune, 1866
Un giorno, dato che il suo profilo non passava di certo inosservato (pelle olivastra, naso un po' schiacciato, labbra tumide, capelli crespi......e panciona) dovette confrontarsi con un imbecille che, pur non dicendoglielo, si capiva che ne sopportava a fatica l'esistenza; si narra che Dumas, abituato a quel genere di sguardi taglienti gli disse: "Sì, mio padre era un mulatto, mio bisnonno un negro e il mio bisnonno una scimmia. Come vede, signore, la mia famiglia comincia dove la sua finisce!"
Bè, vi lascio con la salace battuta di questo grande scrittore e mi riprometto di leggermi l'intera trilogia dei tre moschettieri.
Spero di non avervi annoiato.
A






sabato 28 dicembre 2013

Città - Gli Arrondissement parigini - Ragguagli

Se non siete mai stati a Parigi questo articoletto potrebbe attirare un po' la vostra curiosità, se invece ci siete già stati..........bè, quella è la porta!!.........Siete ancora qui? Ok ok, non perdiamo tempo: ufficialmente arrondissement può essere tradotto nella nostra lingua in circoscrizione metropolitana (ovvero una divisione amministrativa all'interno di una città; Parigi, Lione e Marsiglia, le metropoli francesi per eccellenza, sono le uniche ad essere suddivise in queste caratteristiche circoscrizioni). Ma attenzione, nel resto della Francia per arrondissement, normalmente, si intende sì una divisione amministrativa, ma del territorio.  
Ritorniamo a Parigi: una delle cose più facili da notare durante una passeggiata tra i grandi boulevards, le avenues e le ruelles (viuzze) sono sicuramente questi pittoreschi cartelli:


(traduzione del cartello: 5° Arrondissement/CircoscrizioneVia del gatto pescatore).         :-)
La città venne divisa per la prima volta in 12 arrondissements nel 1795, che sopravvissero fino al 1860.
Tra il 1852 e il 1870 Parigi venne trasformata nella metropoli che tutti, perlomeno nominalmente, conosciamo grazie agli interventi operati sotto l'egida del barone e urbanista Georges Eugène Haussmann: vennero abbattute case , create grandi arterie di circolazione (le avenues e i boulevards), i grandi parchi, le stazioni e le spettacolari piazze di connessione.
(un esempio, di seguito, è L'Étoile, La Stella, dove al centro trova luogo l'arco di trionfo).


A onor del vero, se vogliamo essere onesti, bisogna dire che queste trasformazioni si trovavano a coincidere perlopiù con gli interessi della ricca borghesia e della vecchia nobiltà (guarda caso), piuttosto che con quelli della stragrande maggioranza dei parigini; in pratica, coloro che non erano abbastanza ricchi da permettersi un appartamento nei nuovi e lussuosi quartieri in stile "Haussmann" furono dirottati nei sobborghi (le famose Banlieues) e nei quartieri poco o per nulla toccati da questo fenomenale impulso urbanistico.
(Sotto: tipico edificio alla "Haussmann", stile diffuso da Parigi in tutta la Francia, comprendente: un piano terra con piano ammezzato, un 1° piano con balconi spesso continui, un  e  piano quasi sempre privi di balcone, un piano con balconi continui ed un piano corrispondente al tetto, inclinato di 45°, con mansarda)



.........ingrandita la città, si dovette procedere ad aumentare il numero degli arrondissements, da 12 che erano passarono agli attuali 20. Ogni arrondissement fu a sua volta suddiviso in 4 quartieri, per un totale di 80.
Ecco una mappa di queste particolari circoscrizioni:


......se ci fate caso, i numeri di questi arrondissements seguono un preciso (o quasi) disegno a spirale che, dal centro della città (n.1, zona Louvre per intenderci), prosegue in senso orario fino ad arrivare all'ultimo (n.20).
Notate la somiglianza con qualche animale? Ma assolutamente sì:


...e infatti un detto famoso è "Paris est un escargot", ovvero "Parigi è una chiocciola".
Per gli "autoctoni" gli arrondissements, più che zone geografiche o amministrative, sono dei piccoli universi, ognuno infatti evoca dei particolari cliché. Vi darò dei brevissimi ragguagli su alcuni di essi.
Nel VII°,VIII° e XV° vive la cosiddetta Parigi bene, ma è nel XVI° (lo stadio Roland Garros, l'Arco di Trionfo e la maggior parte delle ambasciate e consolati si trovano qui) che si possono osservare gli immobili più raffinati, dove vivono i ricchissimi borghesi (qui le case costano uno sproposito); una curiosità? I parigini per indicare una persona chic, molto agghindata e che se la tira dicono: "fait très 16ème", cioè "fa molto 16mo".
Il XIII° è considerato un "Quartier Asiatique", dove potrete trovare i supermercati fornitissimi di prodotti del sud-est asiatico, così come i gli eterogenei ristoranti etnici; per me quelli con specialità vietnamite, laotiane e tibetane sono i migliori, ma bisogna sceglierli bene, come ovunque.
L'XI° è l'arrondissement di tendenza, con i suoi negozi bio, gli ateliers degli artisti, i bar eccentrici, i cinema e le discoteche.
Bè, per stasera mi fermo qui, più avanti parlerò un po' nello specifico di alcuni arrondissements presi singolarmente; il mio preferito fu, è e penso resterà sempre il XVIII°, ovvero quello di Butte-Montmartre.


......eeeeeh oui! Bè, che altro dire? À bientôt! (a presto!)
A